Paolo Dal Canto Autore, Stefano Taglietti Musicista
L’uomo Livella non finisce di stupire. Se seguirlo lungo i racconti nel libro è roba da cartavetrarsi anima e gomiti, seguirlo nella presentazione dal vivo è altrettanta folle esperienza, opposta e simmetrica, godibile come un piatto servito profumato e fumante al ristorante.
Non ho avuto il coraggio di rileggere i racconti prima della presentazione, ché, come dissi, mi hanno molto arricchito e ampliato gli orizzonti, ma mica esagerare signora mia, a ogni giorno basta la pena sua.
Entrarci nuovamente guidata dalla voce e dalla presenza di Paolo, dall’accompagnamento musicale strutturato con Stefano, è stata esperienza memorabile. E’ riuscita quell’ottica, quell’esperienza e punto di vista, a far emergere il genio narrativo, la luminescenza, l’immenso divertimento tessuti come fili scoppiettanti all’interno delle più ruvide e impressionanti narrazioni.
Stupefacente vivere il percorso raccontato, prima da sola, seguendo i mondi delineati da Paolo e leggendoli con la mia voce, che diventava sabbia in gola, vetro schegge e tutto quanto non riuscivo a dire all’interno di un’esperienza che lui aveva tracciato netta e impietosa. Da fare se ti andava, ma gambe in spalla e arrangiarsi. Arsura diomio!
Poi servita morbida dal vivo, divertente, comunque tagliente ma mediata dalla sua narrazione così avvolgente. Ti immerge nel mondo e nell’incarnazione del cantastorie cantautore. Quanto ti lascia ad arrangiarti nei mondi scritti, che traccia in percorso solitario senza occuparsi di render conto a nessuno, tanto poi li racconta con sincero e irresistibile desiderio di condivisione, e quello sì, è offrire il suo corpo. Mangiatene tutti.
Mi son divertita immensamente ad osservare il pubblico davanti a cui si palesava per la prima volta l’Uomo Livella. Vette di sconcerto e pietrificazione, assurdità, divertimento, che passavano per il centro neutro del vuoto d’interesse senza fermarvisi un secondo, impossibile dai! Vedere L’uomo Livella riflesso nelle loro espressioni è stato memorabile. Ho riso al limite del sadismo.
Non mi sento di sconsigliare di leggere il libro da soli per poterlo sperimentare nella forma compiuta con Paolo presente. E’ vero che sentirlo narrare dal vivo con le sue espressioni, i suoi toni, pause, sfumature, padronanza dell’arte di teatrare, riconduce ogni racconto all’interno di una cornice che da soli non potremmo in quel modo evocare. Come quando infili la formina dentro il giochino dei bambini e vi si adatta perfettamente. Ma l’esperienza del provare a modificare i nostri confini, renderli flessibili e allungarli in direzioni diverse, per far entrare la luce di nuovi possibili mondi, è esperienza che ci arricchisce e rende flessibili, capaci di più cose. Anche la crusca potrebbe allargarsi a legittimare il verbo teatrare, per dire.
Ci siamo trovati stretti l’uno all’altro, accolti in libreria Palomar che per l’occasione si è trasformata in caverna, contenitore di storie della notte dei tempi. Spontaneo è nel ricordo immaginarci stretti nel buio, attorno a un fuoco, ascoltare il cantastorie che trasfigura lo spazio disegnandovi sentieri, animali, orchi, ruscelli, buio e luce, uomini e donne primitivi, tutto l’universo tangibile e intangibile.
Appesi al racconto, spaventati, a volte terrificati, divertiti, tra scoppi di risa e fiato sospeso, occhi chiusi e mani sulle orecchie per non vedere e non sentire, ma alla fine irresistibilmente protesi, come i bambini alla fine di una fiaba, a sussurrare insieme: …ancora…
Dunque niente, tutto questo per dire che rimango in attesa delle date del tour dell’homo livella di cui voglio sentire anche gli altri racconti dal vivo, assolutamente.
See you soon!
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