Un altro giro di pedale, Luna e Gnac Teatro

Un altro giro di pedale, titolo provvisorio della prima, gennaio 2019

Luna e Gnac si affacciano al 2020 con una nuova insegna, accesa di tutte le luci là, tra il contorno dei tetti e la luna. A loro la disciplina visionaria di mettere in scena spettacoli sui tetti del mondo. A noi la disciplina visionaria di presidiare le luci dell’insegna luminosa del teatro che vogliamo sempre accese. Correre sui tetti con spezzoni di filo, scotch, lampade di riserva, aggiustare collegare accendere. Rendere possibile. Cosa saremmo senza storie, memorie, visione, collettività del raccontare e dell’ascoltare.

Ci siam trovati ieri, in un teatro gremito, alla prima di “Un altro giro di pedale”, il loro nuovo spettacolo su Gino Bartali. Noi mille, Federica Carmen Michele, e il Demone Del Confronto.

I quattro componenti della nostra famiglia avevano visto 4 volte a testa “Gino Bartali Eroe silenzioso”, e letto tutti il libro da cui è tratto, Alessandro l’ha letto due volte. Un concentrato di memorie e comfort zone con cui ci siamo accomodati sulle poltroncine, del carico di 4×4+5. Ipotizzando che gli altri spettatori avessero visto quasi tutti lo spettacolo precedente, potete immaginare una specie di tetto di cristallo che invece di essere posto sopra le teste era presente tra il palco e il pubblico.

Che Coraggio Ragazzi! Altro che Ginettaccio!

Il mio punto di vista e il ritorno emotivo è chiaramente quello di cui sopra, non saprei raccontarvi questo spettacolo nella sua luce primigenia scevra da aspettative, valutarlo per quel che è. Immaginate quando nasce un fratellino in una famiglia e i parenti stan lì a fare il confronto: gli occhi il naso la bocca, lungo corto, quanto pesa, quanto mangia, quanto dorme, l’altro era così questo è cosà, bla bla.

Rovescerò quindi il ritorno di questo racconto prendendolo dalla fine e dalle parole dei miei figli, che lo hanno trovato semplicemente bellissimo, e di Alessandro che quando gli ho chiesto quale momento gli è rimasto in mente ha risposto: – Quello delle banane. Se non gli avessero offerto quelle due banane lungo il tragitto non avrebbe vinto il Tour de France.

Ecco

Noi signori maturi sul diretto Capranica-Viterbo abbiamo bisogno di esercitare l’orecchio acerbo di Rodari per ascoltare questo racconto come fosse nuovo. Ieri ho sentito come un ritorno d’onda, forte, un’energia che risucchiava verso il palco e chiedeva di ascoltare tendendo l’orecchio. La forte energia dello spettacolo precedente di Bartali che abbiam visto mille volte, quel suo stagliarsi netto e potente e sovrastarci dal palco imprimendosi a luce, è come il piccolo più alto di un’energia che nel suo prossimo atto ricade nell’energia opposta, si trasforma. C’è quindi un reflusso che genera movimento e questo movimento è tra attori e spettATTORI, che vengono chiamati a metterci del loro, ad essere più competenti nell’ascolto, a cogliere le sfumature, a sollevarsi da quelle poltroncine comode del già conosciuto, andare verso. Anche gli spettatori crescono se il teatro li fa crescere.

La forza di uno spettacolo non è solo nel venirti addosso e muoverti dentro, è anche nel chiamarti sul palco a muovere te stesso, in corpo o spirito, orecchio, attenzione, condivisione. Nello sforzo di andare oltre, di spaccare il tetto di cristallo. Spaccarlo insieme.

Se il primo Bartali si muove in una dimensione precisa, verticale, nettissima, questo successivo cambia e ci fa cambiare prospettiva, si allarga in orizzontale, – l’onda dal picco più alto ricade allargandosi – pare più lo spaccato dell’uomo che ha partecipato della trasformazione del suo mondo, che dell’ Eroe al centro della scena.

E’ voce anche di Adriana questo spettacolo, la moglie di Bartali per chi conosce solo lui, così come è voce di Gino che è marito di Adriana per chi conosce solo lei. Insieme alternano presenza e luci sul palco, senza pena di stare passi avanti o indietro, non hanno palchi da spartirsi questi due, hanno ben altro da fare: raccontare e render vive le memorie.

Nello spettacolo precedente immagino e vedo un Bartali giovane, in prima persona che spacca il mondo e lo trasporta in spalla pedalando in salita, infaticabile. In questo mi par di immaginare due vecchi signori, Adriana e Gino, che con le loro mani nodose, le ossa delicate, raccontano dal tempo del poi, dalla vecchiaia che getta luce color seppia, riflessione pacata e consapevole.

In questo la meraviglia del teatro: raccontare le stesse storie da prospettive diverse, aggiungere, togliere, dare voce ad altro, far scivolare i piani e le persone dando luci e suoni differenti. Far muovere gli spettatori diversamente, nelle stesse storie.

Dedico a questo spettacolo lo stesso augurio che regalo ai nuovi nati, una benedizione di origine indiana:

“ Benvenuto nel festival di questo mondo “Un altro giro di pedale”, e la tua vita è benedetta”

In dono porto

due banane

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Leggi “La corsa giusta” di Antonio Ferrara e trova i link agli spettacoli Luna e Gnac

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