IN-BOOK, LETTURA IN SIMBOLI PER TUTTI?

Mi interrogo da mesi sugli in-book, sulla loro funzione come progetto libro che può essere proposto in lettura anche a chi di lettura in simboli non ha effettivo bisogno. Non si fa, mi si dice, e perché no, chiedo?

Tutti d’accordo sulla loro utilità e possibilità in caso di necessità, sia essa dovuta a neurodivergenze, a necessità momentanee legate alla non conoscenza di una lingua o come possibilità nelle scuole materne e nel primo anno di apprendimento della scrittura. E dopo?

Ogni libro ben congegnato è di per sé una possibilità, un viaggio attraverso un modo e un mondo. Certamente lo è un libro scritto in simboli che per sua natura ci chiede di leggerlo in modo diverso dal solito. È sufficiente questo per aprirci all’esperienza? Per me sì, infatti mi ci sono aperta. Non è forse un altro modo del libro che è un giocattolo che contiene giocattoli?

La prima esperienza interessante con in-book l’ho vissuta leggendo “Il pinguino senza frac”, di Corsiero Editore, autore Silvio D’Arzo, illustrazioni di Sonia Maria Luce Possentini. Il fatto di non conoscere quella storia mi ha spinto ad andare verso, dentro al libro, in quel modo e in quel formato, attraversare la lingua in simboli per leggere il racconto che avevo in mano in formato in-book.

Il viaggio è stato sorprendente: era la mia prima lettura lunga in CAA, questa avveniva nel mondo narrativo dei ghiacci, dunque man mano scorrevo gli occhi sui simboli la mente scorreva in quell’ambiente, che altrettanto mi era estraneo, e nel mondo in bianco e nero che le immagini di Maria Luce hanno mantenuto nelle sfumature. Era tutto nuovo per me, lungo, orizzontale, freddo, inesplorato. Un’esperienza percettiva completa: base altezza pavimento soffitto pareti.

A ciò si è aggiunta la sorpresa per la bellezza del racconto. Mi sono chiesta – la curiosità di nuovo – da dove veniva la storia che stavo leggendo, e l’ho cercata in biblioteca. Non conoscevo Silvio D’Arzo e mi ha sorpreso scoprire che è un autore del 900, il pinguino senza frac è stato scritto nel 1949. Ma guarda un po’, mi son detta, ora ordino la versione integrale. Di nuovo la vela della curiosità. Dunque ho trovato nel catalogo on line della biblioteca il libro di racconti in cui c’è il pinguino, e l’ho ordinato. E poi?

Poi ho scoperto che di Corsiero editore, Silvio D’Arzo, Sonia Maria Luce Possentini, c’è anche la versione leporello lunga più di sette metri.

SETTE METRI!

Naturalmente ho ordinato anche quella, la porto nelle presentazioni e quando la apro e allungo a terra velocemente, la carta si squaderna e suona, dico ai bambini: sentite il rumore del vento sul ghiaccio? Rimangono estasiati.

Penso che un libro, quando è ben fatto, sia un’esperienza possibile per tutti, e non possiamo sapere dove ci può accompagnare se non ci entriamo. È la curiosità che ti porta lì e altrove, avanti avanti e avanti ancora.

L’altro ieri sempre preparando un incontro ho aperto un libro in CAA e ho cominciato a leggere a voce alta, scorrendo il dito sotto le immagini, d’abitudine direi, soprapensiero. Mentre leggevo mi son resa conto che la postura, il ritmo lento, il dito che si ferma sotto ogni parola, preposizione, articolo, fino a quando la voce non ha pronunciato tutto il suono, invita alla calma nella lettura, alla precisione della lingua, a lasciare che il suono si apra e si espanda, e con esso l’immagine. L’immagine, che abbiamo lì davanti, che il dito segna e dove il dito si sofferma.

Non è nei corsi di lettura espressiva che ci insegnano a trovare il ritmo giusto nella lettura? e quante volte ci dicono di rallentare, e quante volte lo diciamo ai bambini quando leggono a vivavoce e corrono corrono per insicurezza? “Vai piano… rallenta”, “lascia il tempo alla voce e all’immagine di uscire”.

Lascia il tempo alla voce e all’immagine di uscire.

Mi sono resa conto di quanto possa essere rassicurante leggere in CAA quando si è ansiosi, incerti, quando ci si deve abituare a leggere in pubblico, e non è questa una necessità di tutti, di qualunque studente in ogni ordine di scuola, di adulti nel mondo del lavoro?

La lettura in simboli ci fa leggere più piano, ci fa scandire bene ogni parola, ci fa vedere l’immagine a cui possiamo dare sostanza con la voce, ci fa usare il corpo per indicare, così diamo corpo alla parola, postura. E quanto è importante la precisione di ogni parola, di ogni preposizione, il suono, lo spazio tra una parola e l’altra, il “da” che non è “per” ed è importante sentirlo bene perché cambia tutto, tutto.

Quando studiamo scrittura, quante volte ci ricordano “Show don’t tell”, mostra non dire. Mostra l’immagine. Quanto è importante che l’immagine sia presente, che esca dal racconto e dalla pagina, che emerga da parole precise e da precisione di voce, di tono, di ritmo.

Mi chiedo, questo strumento, quanto potrebbe essere utile a grandi e piccini per allenarsi a dare voce alle frasi, a trovare un ritmo variabile che sia sempre forte perché scandito con precisione, parola per parola. E quanto vedere la parola in immagini può cortocicuitare modi differenti di leggere, divergenti dal nostro solito, più precisi.

Infine, l’in-book, non è un giocattolo dentro al giocattolo?

Per tutti?

*

“Il pinguino senza frac”, Silvio d’Arzo, Maria Luce Possentini, Corsiero editore

7 pensieri riguardo “IN-BOOK, LETTURA IN SIMBOLI PER TUTTI?

    1. sono nati come supporto per chi ha difficoltà momentanee o permanenti, ma si sono rivelati utili e giocosi anche per bambini della scuola dell’infanzia, per bambini della primaria che imparano a scrivere, e, da par nostro, per racconti piacevoli e corali

      Piace a 1 persona

    1. Wwayne, che stupore questo tuo commento, e che gioia, grazie. Scrivo poco sul blog e non so nemmeno come si fa a diventare follower di altri, ma adesso provo a trovare il modo di seguirti per partecipare anche del tuo mondo narrativo. A presto!

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      1. Per seguirmi andare sull’homepage del mio blog: in fondo a destra troverai un rettangolino con su scritto “Segui”, basta cliccarci sopra e il gioco è fatto.
        Ti consiglio non soltanto di seguire altri blog, ma anche di commentare i post degli altri bloggers: è il modo migliore per farsi conoscere in giro e cominciare a formarsi lentamente un proprio pubblico.

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  1. Grazie Wwayne, in effetti questo blog lo uso come archivio, giusto per non perdere tutto quello che scrivo, seguo un social e più di quello non ho tempo di fare, però ti ho segnato e seguirò volenteri

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