“La mia vita oltre Auschwitz”. Nella parola ‘oltre’ l’orizzonte che abbraccia una vita intera.
Matteo Corradini dà forma e voce ai ricordi di Virginia Gattegno. A questi affianca cuore, sguardo, tenerezza, e un modo nuovo di narrare le memorie di chi ha attraversato Auschwitz.
Nella scrittura di precedenti romanzi che intrecciano la Shoah, l’autore si è documentato nei luoghi della memoria, negli archivi, ovunque sia possibile scovare documenti, segnali, linguaggi cifrati del passato da tradurre nel presente.
Percepisco sempre nei suoi romanzi l’impegno di attraversare il tempo per andare a riconnettere luce, riportare memorie da là a qua. In questo libro Matteo raccoglie dalle mani e dalla viva voce di Virginia la storia della sua vita. È Virginia che parla, lei è lettera viva.
La storia del singolo nel buio del mondo è stata resa numero, spersonalizzata per preciso intento politico: nella vita, prima, nella morte poi. Nel modo di raccontare “Per chi splende questo lume”, la possibilità di rendere manifesta l’unicità di Virginia e di altri, di tutti coloro che son stati resi uguali nella morte del lager.
Un racconto e uno sguardo che abbracciano una vita possono riconsegnare l’umano all’umano.
Raccogliere le memore di una persona anziana è stupefacente, non si è mai preparati a ciò che emerge dai cassetti delle meraviglie. Prima di tutto il tempo: tutto quel tempo. Nel posare i ricordi sul tavolo si aprono storie, da queste la storia più ampia in cui ritrovare radici. Cosa scegliere tra i tanti ricordi, come intrecciarli? Quale figura sul telaio posare per iniziare a raccontare?
In questo nuovo libro Matteo Corradini porta a compimento un progetto e un pensiero ampio: dare voce alla singola persona a cui è accaduto Auschwitz. Essere vittima non è un vanto, non è una vergogna, è un accadimento che non assorbe l’interezza di una vita.
Per riportare la persona alla persona, il racconto si sviluppa in tre parti: prima, durante, dopo. Queste parti sono evidenziate nel libro da colori diversi che rendono immediatamente visibile il buio del tempo del lager. Con altrettanta evidenza il tempo del lager è una parte della vita della persona, non l’intero.
Prezioso e inusuale è il corpo libro. Carta che pare di un album di fotografie e ricordi: carta spessa, invisibili veline a proteggere le foto, parole che sembrano scritte a mano con penna e inchiostro. Alcune pagine bianche sono lasciate libere in fondo, le pagine della vita di Virginia che prosegue. Semplice, squisita bellezza. Eleganza.
La dinamica degli elementi presenti in copertina anticipa la storia all’interno: dinamica dei colori, della grandezza delle lettere, uso dei caratteri. Dove, quando, cosa, chi. Pare che autore, editore, illustratore e grafici abbiano custodito e carezzato la storia di Virginia, posandola in uno scrigno, per offrirlo a lei, prima ancora che al mondo.
I colori scelti sono un racconto. Grigio temperato, luce che filtra, onde e strappi; un’immagine che si apre e si muove, si svolge. Il verde usato per il nome della protagonista e per il titolo è inusuale. Verde che non è del ramo né del prato, verde della vita di Virginia; verde dell’inchiostro colato a penna, verde chiaro dei risguardi, verde delle cose belle e delicate. Verde trasparente di una sciarpa al vento, al mare.
La struttura narrativa è una sorta di salto a spirarle nel tempo, una domanda-chiave apre di volta in volta la porta ai ricordi. E’ un viaggio nel tempo: c’è sempre un ‘prima’ ove una radice s’allunga, ogni volta va più lontano e profondo. Sul dorso di quella radice si viaggia nel tempo, avanti e indietro, indietro e avanti.
Chi determina il tempo e il modo del viaggio? Come significhiamo una vita nella sua complessità? Come riconosciamo dignità e unicità a una persona, se non restituendole tutto ciò che il tempo ha conservato? La storia di una vita va raccontata per intero.
Nei lager, l’unica cosa che non potevano portare via alle persone era la loro storia. Ci hanno provato, hanno ridotto le persone a numeri senza storia, ma qualcosa di ciò che è stato annientato nel lager può risorgere dopo il lager. Vita Morte Vita
Il numero è una cosa in più nella storia delle persone. Non la prima, non l’ultima.
– Cosa hai fatto prima?
“Per chi splende questo lume” è il racconto di una vita. La vita di Virginia Gattegno.
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“Per chi splende questo lume”, Virginia Gattegno, Matteo Corradini, Marco Palena illustratore, Rizzoli editore