Scrivo non scrivo scrivo non scrivo scrivo non scrivo non scrivo non scrivo
Accendo la luce
Scrivo
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Scrivo di un libro quando ho urgenza di farlo, galassia di interconnessioni e scintille, musica carillon vociare e scalpiccìo. Di questo libro scrivo perché è ancora lì, anche se non ho energia per fare un passo in più, per metterlo in musica. Mi chiede, – e tu? che luce accendi tu?
Raccordare un libro al presente, a come vivo e sento ora, a cosa posso fare di questo dono di storie. Stare, tempo di sosta, ascolto, corridoio nel tempo tra un libro e l’altro, passato presente e futuro, io e te. Ponte. Pensiero, pensare, provare ad agganciare, mattoncini lego parole, click clack, ci sarà qualcosa che aggancia, perfettamente lì sopra, ci sarà?
Con questi racconti Matteo Corradini ha avvicinato, lambito fino a toccare sfiorando, persone, memorie, ambienti, oggetti, storie. Racconti come raccordi, nel tempo scivolando, legando. Matteo mette sempre vicine le memorie, le persone. Le scalda e illumina, dovesse tirare fili elettrici di qui all’eternità, avanti e indietro avanti e indietro.
Movimento, come yo-yo, tocca il fondo e risale. Va e torna, stringi un attimo e rilancia, è la traiettoria che conta, il gioco, il disegno e l’intreccio. Arrivare a un filo senza colpire mai, riportare a casa slancio e soffio, ricordo.
Alla fine, anche va detto, rimane il senso e la percezione dell’accaduto. Date, luoghi, persone, punti di vista, storie diverse che collassano al centro della Storia, inevitabilmente. Il buco nero della Shoah che tutto assorbe. Pure, qualche luce là dentro brilla, brilla ancora. Lo yo-yo precipita, preciso coglie la luce e ritorna, porta su.
L’immagine che mi accompagna è la dimensione in cui entro ogni volta che apro questo libro, o lo penso. E’ una scena cinematografica, un vicolo buio di sera, telecamera dal basso riprende la lunghezza della strada e i palazzi. Lassù il cielo è nero. Un lampione distante cade luce.
Piove, piano e continuo, bambina cammina, si ferma e riparte, o nasconde. Osserva. Suonano altri passi. Non vedo nessuno, mai, ma l’eco dei passi è continuo, irregolare. Dalla strada che taglia si entra nei palazzi. Tutto echeggia, cospirano i mattoni.
Mi son chiesta quali sono state per me, in quest’anno, le cose che mi hanno tenuto in vita nel buio. Certamente i libri, avrei messo la mano sul fuoco con questa risposta. Ma ieri, pensando a scrivo non scrivo scrivo, ho capito che non solo leggere libri mi tiene in vita nel buio, anche scrivere di libri, accendere luce, sì. Accendere luce.
Scrivo per sentirmi viva nel buio. Per allenarmi ad accendere luce, per vedere oltre le cataratte degli occhi e dei cieli. Per sentir suonare le storie e farle suonare ancora. Storie che porto, ora, nelle tasche, quelle interne vicine alla pelle, per sentirle, calde, e vive.
Leggo Etty Hillesum e seguo i suoi passi – è lei nel vicolo -.
Molto mi ha colpito Étienne, maestro di musica a cui viene affidato un violoncello, mancante di una corda. Nel campo di concentramento una corda da violoncello non salta certo fuori, si deve farne a meno.
“Uno strumento con tre corde può ancora suonare, ci mancherebbe. Semplicemente farà qualche nota in meno. Olivier Messiaen lo sa, e cosa combina quel genio della musica? Scrive la partitura di violoncello tenendo conto del fatto che Étienne non potrà suonare tutte le note. E scrive il resto immaginando che il pianoforte potrebbe suonare in modo orrendo”.
Come va a finire, lo lascio scoprire a chi leggerà il testo.
Mi fa bene sapere che si può suonare anche se manca una corda essenziale. Correndo attorno alla ferita e compensandola, con quel che resta. Quanta luce…
Fare a meno di tanto, usare quel che c’è per creare, scoprire modi nuovi di fare le cose, adattarsi alle difficoltà e renderle punti di forza, accendere luci, dentro e fuori fuori e dentro.
Non so scrivere altro, – non mi va, Matteo Corradini apre sempre incanti che vanno letti senza intermediari -.
Grazie
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Luci Nella Shoah, Matteo Corradini, DeAgostini
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Meraviglioso video incontro con Libreria soffiasogni, Matteo Corradini, Giordano, Daniele Aristarco
Un regalo specialissimo e profondamente emozionante, con Giufà Galati
le tue recensioni sono bellissime
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Grazie carissima, sei una lettrice attenta, e ti fermi sempre ad accendere luce, anche tu. Grazie
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🙂
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