Di questo romanzo uscito da poco sono già state scritte bellissime recensioni. Sguardi chiari, focalizzati, rimandi che riescono a cogliere nella complessità del testo gli elementi chiave, li rimandano con cura. Bellissime recensioni già scritte e altre ne arriveranno.
Rimando i lettori alle risorse on line, al profilo facebook dell’autore per ascoltare voci, a cui aggiungo la mia, regalandomi la possibilità di esplorare con le parole la forma del testo, la forma dell’incanto in cui mi ha calato e dove ancor mi muovo, cercando una via per uscire da questa storia e proseguire per altri viaggi.
All’apparenza e alla prima lettura il testo è chiaro, il complesso offerto con semplicità, la bellezza delle parole emerge limpida dalla forma immensa da cui son state portate alla luce. Rileggendo, sostando nei pensieri, nelle forme, nelle frasi, mi son perduta, di un perdersi inatteso e stupefatto. Non perduta da non saper più trovare la strada. Perduta del poter stare nel disorientamento, nel racconto che ogni volta mi pare diverso, camaleontico. Non sono io che cambio vestiti e il racconto riflette, è il racconto che riflette e io cambio, colori, e pensieri.
Un labirinto, a un certo punto mi son detta. Ma dove sono finita, ogni volta che rileggo giro un angolo e vedo un paesaggio diverso, cambia l’idea che mi ero data in precedenza. Pensieri nuovi, e domande. Di domanda in domanda, in domanda, in domanda.
Quando finisco un libro che molto mi è piaciuto e ha evocato, ho bisogno di tirarlo fuori da me, ne devo scrivere. Mi siedo, e smonto. Smonto le mie emozioni, i miei pensieri e paesaggi. Poi smonto il racconto, lo apro sul tavolo per vederlo bene, guardo dall’alto e rimonto tutto insieme, una storia nella storia.
Ora questa cosa non mi riesce, da una settimana. Ho provato sì a smontare le parti, che vedo pure bene, ma hanno una sorta di coesione interna refrattaria alla separazione. Se separo si fa buio, si spegne la luce. Ecco.
L’operazione di smontare un racconto per vederne bene le parti mi ricorda sempre lo smontare l’albero di Natale. Il mio poi è sintetico, si smonta e ripiega in scatoloni che ripongo in taverna fino a quando servirà di nuovo.
Dunque questa settimana da “Il giardino dei giusti” mi son messa a togliere elementi, palline con palline omini con omini stelle con stelle, ho separato tutto. Ma sto albero non son riuscita a ripiegarlo, a metterlo via. Se possibile è ancora più presente di prima, lì fermo in mezzo ai miei pensieri, una presenza e una voce: “ E adesso, che ci faccio?”. Cosa faccio di tutto questo che ho visto, e capito. Cosa ne faccio qui e ora, nel tempo presente e in quello che verrà? Non riesco a riporlo, a metterlo via in scatoloni. E’ impiegabile. Sia nel senso che non si piega, sia nel senso che si può impiegare, mettere a lavoro.
L’altro giorno partecipando a un corso su Rodari è stata detta una frase che ha finalmente acceso la luce, nel labirinto la fiamma di una comprensione. Rodari disse dei libri giocattolo di Munari Lionni e Iela Mari: – Vanno incontro ai bisogni e agli scopi della fantasia come macchine per tenere desta l’attenzione, insegnare a vedere, ovvero come giocattoli che contengono altri giocattoli.*
E luce fu!
Ho visto la forma della narrazione del romanzo come un giocattolo, per la precisione lo vedo come una sfera trasparente, con dentro altri giocattoli, altre sfere. E tutto è sigillato. E’ come se, quando Daniele ha inserito i diversi elementi narrativi nella forma che ci consegna, sia poi uscito chiudendo la porta. E dentro non si entra per cambiare l’ordine e la coesione delle cose. Nemmeno con Abracadabra.
Poi, di notte, mi sono svegliata con una percezione chiara, di quel che potrebbe aver fatto: prima di uscire dal giocattolo entro cui ha posto altri giocattoli, ha sfilato il tempo. Il tempo dentro il giocattolo non è separato. Per questo ogni volta che mi aggiro lì mi perdo, tutto è uno, è come una casa in cui abbiano tolto le pareti e tutti gli spazi sono aperti. A volte, è vertigine sul vuoto.
E dunque, niente. Non lo metterò via quest’albero, non separerò gli elementi, non li riporrò nelle scatole dell’attesa, e della dimenticanza.
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“Il giardino dei giusti”, Daniele Aristarco, Einaudi Ragazzi
*Appunti di Donatella Trotta
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Una sorpresa e un regalo dal canale youtube di Daniele Aristarco
Un video appuntamento di Einaudi Ragazzi dedicato alle classi e agli insegnanti per fare Memoria anche quest’anno, insieme. A dialogare rivolgendosi ai ragazzi sono Daniele Aristarco, autore di “Il Giardino dei Giusti”, e Alice Bigli, esperta di letteratura per ragazzi.
Podcast intervista a Daniele Aristarco per “Il giardino dei giusti”, Radio Fahrenheit 2 Febbraio 2021
A un mese e mezzo di distanza dall’uscita del libro e dalle prime presentazioni, in occasione della Giornata europea dei Giusti, il 6 marzo 2021, la libreria Storytelling Libreria-Sala da tè intervista on line su facebook Daniele Aristarco. Un incontro ricco di sfumature e particolari inediti
27 gennaio 2022 in diretta dalla Casa Della Memoria E Della Storia. Con Daniele Aristarco e Giufà Galati, Giorgio Scaramuzzino, Barbara Alesse, Mariangela De Luca e Maria Carmela Polisi. “Assieme ragioneremo sui meccanismi della memoria, reciteremo e musicheremo qualche pagina”