Di Frances Hardinge ho amato profondamente “Una ragazza senza ricordi”, una storia in cui sono caduta e in fondo mai uscita. Un mondo che mi fa risuonare, come foglia al giusto grado di tensione che vibra, nel vento, nel buio e nella luce.
Ho dunque ritentato di leggere questo suo, che mi aveva spaventato dalle prime pagine, uno dei miei classici “manco per crepare lo leggerò Punto”. Narrazione e ambientazione di pietra e di spada, di giornate estenuanti nel duro del mondo, non il mondo in cui amo viaggiare. Fuori dalla mia comfort zone. Dentro le mie paure di bambina. E sì, è ancora lì la bambina.
Ma ho seguito Frances in questo suo esplorare l’accadere, e il cadere, dei mondi nei mondi, dell’uno nel capo dell’altro. Questo aspetto cardine su cui poggia il racconto, è preziosa opportunità per osservare, osservarsi, sperimentare cosa succede nella nostra mente quando è abitata da altri. Nei tanti modi possibili, presi alla lettera o ricavati a metafora.
Quando i pensieri li puoi separare come fili tra i capelli, sciogliere gli intrecci e ricondurre ognuno a sé, tutti dentro l’uno. Ascoltare le diverse voci che ci governano, spesso di altri, spesso nascoste nell’ombra.
Se ne esce attenti, risvegliati alla possibilità che il nostro pensare e il nostro agire non sia, nostro. Allerta.
*Andare oltre la comfort zone, sposta sempre di poco o di tanto l’asse e la traiettoria, nostra interna*
Una delle copertine più belle per occhi e mani
*
“La voce delle ombre”, Frances Hardinge, traduttore Giuseppe Iacobagi, Mondadori
Raccolgo tutti i tuoi post, non conosco quasi nessuno dei libri che suggerisci, devo impegnarmi a recuperare
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ma no impegnarsi a recuperare no! Per ogni libro che leggiamo ce ne sono 8000 che no. Seguiamo le scintille cara, bacioni
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