FAKE, non è vero ma ci credo, Daniele Aristarco

Non c’è niente di più infingardo di un libro per ragazzi scritto da un bravo cantastorie. Scivola via come olio, apre un milione di finestre. Ti fermi a contarle tutte e quello che pareva un bungalow in riva al mare, risulta essere un castello sul costone roccioso: fossato, ponte levatoio, portone d’ingresso, cinta muraria, torri torrioni torrette, cortile, pozzo, stalle laboratori appartamenti dei nobili. E le segrete signori, le segrete. Un pop up sotto mantello dell’invisibilità.

Come sempre nei libri di Daniele Aristarco, il primo livello è accessibile a tutti, a partire dai ragazzi delle prime medie. Da quel pianerottolo si dipartono scale che nemmeno Escher: sali, scendi, t’incroci, ci puoi passare una settimana e ogni volta che ripassi nello stesso corridoio vedi un’apertura diversa, un viaggio che risuona sempre con un altro viaggio, una scala che gira incontro a un’altra scala.

Ho immaginato di rileggere e recensire questo libro nel corso dell’estate. Credo sia tempo per tutti, grandi e piccini, di parlare seriamente di Fake News. Va da sé che quel che immaginavo era di contribuire a che lo conoscessero gli altri, mica io. Ci sono entrata con piglio battagliero, arcigno diciamo.

Nel giro di poche pagine, il libro parlava a me. Mi son ritrovata ad ascoltare, a contemplare la possibilità di farlo io un viaggio, di sentire che veniva proposto proprio a me. Già a pag. 14 ero in riva alla banchina: onde del mare, piedi scalzi e capelli sciolti, altro che scudi scimitarre e armature. Altro. Daniele Aristarco è disarmante, sempre rispettoso nel suo raccontare, mai gridato. Catalizza come “il mare che attrae gli uomini e subito li calma”.

Ho letto e riletto questo libro, stendendo una mappa, come per un castello. Volevo aver meglio chiara la vastità, la struttura, le ossa, le altezze e le profondità. Non sapendo da che parte pigliare tutto ciò, lo racconterò a pezzettini.

Il primo capitolo è la più bella presentazione e recensione di “Fake” che possiate immaginare. Non c’è bisogno di scriverne una nuova, basta leggere quella. Associato ad altri due capitoli diventa una guida chiavi in mano alle fake news.

A seguire l’anima magica del libro, che si bacia col finale e con i racconti al di là del mare. E’ meravigliosa, che posso dirvi… apre tutto. Sei lì, all’inizio del libro davanti a un viaggio che non pensavi di fare, e ti trovi con un remo in mano, un piede in acqua, nessuna risposta e una sola, grande domanda, a guida.

La restante intelaiatura è fatta d’ossa di storie del mondo, fake news per tutti i gusti, mentine alla fragola dai poteri e dagli effetti straordinari. Essendo storie conosciute e influenti nella storia dell’umanità, domande s’aggiungono a domande. Lo vedi che c’è qualcosa di ricorrente, leggendario, quasi mitologico. Il bisogno di intrecciare i fili del mondo a piacimento, cambiare le storie, La Storia…

A un certo punto ti trovi davanti al grande specchio, tu insieme agli altri, e ti chiedi perché abbiamo così bisogno di fake news, che cosa ci porta ad accettare e rimandare un’informazione al posto di un’altra. A crearla, tagliarla e cucirla su misura, al bisogno, quanto basta anzi di più. Una tira l’altra. Siamo tutti alla ricerca di un racconto possibile del mondo. Abbiamo bisogno di scienziati a cui credere -si mettessero d’accordo sarebbe più facile- ma grattando appena la nostra vernice, abbiamo bisogno di maghi cantastorie e shamani, danze tribali, ossicine e piume intrecciate ai capelli, corpi dipinti e conchiglie entro cui leggere il futuro.

E’ così, mettiamocela via amici. Appena sotto la vernice, sotto la pelle per quanto spessa. Anche la tartaruga ha del fragile sotto la scorzetta. Rimedi facili a problemi enormi, desiderio di avere fede negli incantesimi, nelle pozioni magiche. Allontanare la morte, nascondere il dolore, lenire l’angoscia.

Le storie possono innescare guarigione o malattia, guerra o pace, speranza o disperazione. Le storie SONO un grande potere. Ogni volta che scegliamo a chi regalare la nostra condivisione stiamo dando potere a una storia, che inciderà nella tessitura del tessuto del mondo.

Ma di più, possiamo essere creatori che tessono in prima persona, modellando una bella forma di mondo dentro e attorno le storie. Siamo immersi in un tessuto narrativo che anche noi co-creiamo. Raccontando creiamo. La cura della cosa-casa comune, si deve fare insieme, perché ci trascende.

“ Siamo fatti così, noi esseri umani, siamo macchine teneramente imperfette che per funzionare hanno bisogno di aria e di luce, di movimento e di riposo, di tante storie e di tante bugie”.

Esiste un modo per rifondare il nostro rapporto con l’informazione, con i fatti e con la verità?

Ho trovato due sassolini girando in questo racconto,

su uno c’è scritto Kreis,

sull’altro,

cerchio

*

“FAKE, non è vero ma ci credo”, Daniele Aristarco, Einaudi Ragazzi

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