Non si capisce perché Antonio Ferrara debba scrivere così tanto. Un giorno esce un libro sui bambini di guerra, un altro esce un libro sugli sbarchi a Lampedusa, l’altro un libro su Ginetto Bartoli il “Giusto tra i Giusti”, poi una storia d’amore in campo di concentramento, poi c’è quello dei due che senza occhi e senza braccia ripiantano alberi, l’altro sul femminicidio, quelli sui ragazzi in casa famiglia, gli altri che la vita gli ha dato solo mazzate, quelli sui maestri di strada, eccetera. Il tutto alternato a poesie, che senza poesia non si va da nessuna parte, e ad albi illustrati, che senza quelli la bellezza non si sa dove metterla. Libri per leggere e scrivere, libri per capire gli ado, i preado, i genitori, gli insegnanti, eccetera.
Oddio. Una poi guarda i giornali e la vita all’intorno e forse capisce, perché si debba scrivere continuamente. Quest’urgenza. Questa roba che quando chiudi gli occhi stai scrivendo una storia nuova, anche se ne hai finita una ieri. Si capisce.
Allora infila le scarpe e torna in libreria, e legge, e scrive, e ne parla a marito e figli. E mettiamoci pure gli amici di facebook, ché, se ce le raccontiamo sempre tra noi quattro non è che si cambia nulla a sto mondo. Camminare camminare, maniche tirate fin sopra le orecchie.
Eh, lo so che stavolta non sono abitata da incanto meraviglia e metafore. Sta storia nuova Antonio, porcocane se è tosta. Dura come uno schiaffo. Da far girar la testa.
Ho aperto il libro e sono andata a cercare la dedica a Marianna, che non c’è, – ahi ahi -. E nemmeno la pagina dei ringraziamenti. Il viatico segato di netto. Uhm.
Dunque niente, ci si butta dentro così, senza le carezze dell’inizio e della fine. Ho avuto come l’immagine di uno spiraglio tra due pareti, la luce esce di taglio, asettica, fredda intensa e precisa come un raggio laser. La guardi e non vedi niente, devi entrare a secco nel racconto, prendere o lasciare. Lo scopri solo da dentro di che si tratta, non c’è niente intorno che ammortizzi.
“ Lisa ha un padre violento. Invece di proteggerla la mette in pericolo ”.
A casa tutto bene proprio per un c@xxo. Ecco di che parla.
E non vi scriverò altro, anche voi ci potete entrare buttandovici dentro, chiudendo gli occhi per quella luce abbacinante e riaprendoli all’interno. Poi Antonio si sa: vi guida. Vi accompagna lungo tutto il viaggio, non vi lascia soli. Coraggio.
Certe storie son tagliate con la scure e battute col martello.
Però han senso.
E il senso, nelle storie, è sempre una mano calda, morbida e forte, salda e sicura, che accompagna parola per parola. Ti ci porta, a veder filtrare la luce. Ti ci porta.
“A casa tutto bene” è un monito, e un ricordo. Un’esperienza di casa che, se siam fortunati, non è la nostra. Ma è quella degli altri. E in fin dei conti, abitiamo tutti in condominio, anche se non ci pare.
Allora apriamo occhi e orecchie. Stiamo all’erta. Diamoci da fare.
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Dire Fare Baciare Lettera Testamento
BUM!
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A casa tutto bene, Antonio Ferrara, Einaudi Ragazzi di oggi
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