“Anche se avete già letto Nessun dove, potete star certi che non avete mai letto questa versione da me rivista e ampliata”. Neil Gaiman
Anche se avete letto questa versione, potete star certi che la sua rilettura vi stregherà di nuovo. Ne esco con dispiacere, rimango nei paraggi attendendo la possibilità di un’altra fenditura nel mondo per poter precipitare nella Londra di sotto. Una porta, un fischio, un abbaglio.
Un Fantasy che è un viaggio dell’Eroe, con tutti i suoi personaggi, gli oggetti magici, le prove, interpretati da magnifica scrittura. Fatico molto a farmi piacere un libro Fantasy, non saprei dire se per difficoltà mia di interpretazione, o perché non lo sento vero e non lo è. Non so come dire, niente come un Fantasy mi deve suonare vero, altrimenti non gli credo, mi pare scenografia di teli, luci e abbagli, che paiono ma non sono. Come le monete di cioccolato di Natale, che luccicano oro e son patacca. – Hmm…
Mi devo sentire come a casa, è casa mia quella lì, quel viaggiare tra i mondi, scivolare tra i piani, entrare, uscire. Camminare a piedi nudi sui simboli, chinarmi a raccoglierli, ascoltare il suono, il canto. Interfacciarli, unirli, osservarne la rifrazione luminosa, oscura.
E Gaiman, che dire. Caspita. Figo da paura nel mondo di sopra e di sotto!
Non si fatica ad immergersi nella sua trama, bisogna solo camminare e seguirlo. Suona tutto di metallo prezioso. Una scrittura matura, chiarissima nella sua costruzione e forte, limpida; non cadi di lato da nessuna parte, non ti lascia la mano nemmeno nel fondo più profondo, non ti senti perso sul brandello di ponte più instabile.
Inutile raccontare in breve la magnifica trama, perché mai togliervi il piacere di leggere il libro da voi. Dico solo che mi è molto piaciuto l’equilibrio che ha saputo dare alle figure del maschile e del femminile, inserendo nel testo interpretazioni dell’eroe sotto diverse forme, che si aiutano e completano a vicenda, e che non appartengono al solo personaggio maschile. C’è equilibrio, temperanza, acqua che scorre dallo yin allo yang fluendo in armoniosa unione. Togli una sola parte di questa costruzione, e tutto cade a terra; tutti sono indispensabili alla creazione della Grande Opera. Allo scorrere del romanzo fino al suo compimento.
L’aspetto che mi affascina raccontarvi, è Gaiman stesso. Non come scrittore fuori dalle parti, ma come Eroe egli stesso, con il suo compito di rendere manifesta una storia che esisteva nelle fenditure dei mondi, e andava riportata in maniera precisa, coerente, completa in tutte le sue parti e con il suono preciso di un carillon, quando tutte le note sono presenti, in meraviglioso accordo. Questa perfetta creazione non gli è stata possibile da subito, ha dovuto superare diverse prove, ostacoli, cambi di rotta.
“Nessun dove” nasce come sceneggiatura per una serie televisiva. Scrivendola Gaiman aveva in mente una storia che era più ricca e profonda di quanto si potesse rappresentare in Tv. Soffrendo della disparità di manifestazione tra quello che vedeva sullo schermo e quello che vedeva nella sua mente, decise di scrivere nel contempo il romanzo. “(…) In questo modo mi preservavo dalla pazzia”.
Ma anche questo escamotage non poteva risolvere tutte le questioni, infatti un giorno il regista gli disse: “Stiamo per tagliare la scena di pagina ventiquattro, e se dici la reinserirò nel romanzo ti uccido”.
Nuovi tagli, accordi, mediazioni, fino alla conclusione della prima versione, frutto di un travaglio che ha portato alla pubblicazione di qualcosa che somigliava, ma ancora non era. Poiché Gaiman , come dicevamo, era all’interno del processo di creazione e nel viaggio dell’Eroe egli stesso, andò avanti, non si fermò, non si accontentò.
Quando gli venne proposta la pubblicazione per il mercato americano, stese una nuova versione. Quando finì aveva aggiunto circa dodicimila parole e ne aveva eliminate diverse migliaia, e aveva dovuto cedere ad altre richieste dell’editore americano.
Quest’ultima e terza stesura di Nessun dove, è assemblata dalle precedenti due e finalmente liberata da vincoli e tagli richiesti dall’esterno, completata nelle parti mancanti. E’ l’esatta interpretazione che l’autore avrebbe sempre voluto scrivere, e che ha portato a compimento nonostante la strada si sia dimostrata lunga e perigliosa, come giustamente si confà a qualunque viaggio dell’Eroe.
Ha saputo attendere, ha saputo avvicinarsi stesura dopo stesura, ha saputo liberare l’opera dai vincoli, dai legami, dalle corde e dalle ombre imposte dall’esterno.
Neil Gaiman ha portato a termine il suo compito, quello di Mago attraverso cui passava la possibilità di perfetta realizzazione della storia, che chiedeva di esprimersi, con perfezione di visione e d’intenti.
Nell’introduzione a questa edizione, dice che di solito non scrive seguiti, “Eppure quello di Nessun dove è un mondo al quale, spero, un giorno di fare ritorno”.
La porta è rimasta aperta.
Speriamo
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“Nessun dove”, Neil Gaiman, Fanucci Editore, prima edizione novembre 2008