Tra amiche di libri ci definiamo lettrici seriali, quando ci piace un autore dobbiam dare il fondo a tutta la pigna di libri che ha scritto. Ora, con Antonio Ferrara mi resta un poco difficile perché ogni suo libro mi piace, e dopo averlo letto difficilmente riesco a resistermi dallo scriverne una nota. Quindi centellino, sfuggo un po’ a zig zag, non posso scrivere tutti i giorni, ché, mi stanco.
Però mio figlio mi ha proposto un libro di Guido Sgardoli, che mi è piaciuto tantissimo, quindi sono andata a vedere suoi vecchi titoli e ne ho trovato uno scritto a quattro mani con Antonio. Manco il tempo di ragionare che il dito ha fatto “click”, andata. Prenotato.
Fortunatamente leggendolo non è che m’ha presto tanto. Stavolta me la cavo, pensavo tra me, lo finisco e amen, non ne scriverò nulla.
Si, insomma, scritto benissimo. Questa storia di adolescente era proprio sua, dell’adolescente. Io che nei libri cado, a volte affogo, mi ci perdo ed esco da parti diverse rispetto a quelle d’entrata, questa volta lo leggevo da fuori. Ogni capitolo inizia con suggerimenti di brani musicali, degli anni 65-75 del novecento. Per me che non so nulla di musica, roba difficile. Led Zeppelin, Jethro Tull, Rolling Stones, eccetera. Inoltre non riesco ad ascoltare musica mentre leggo.
Ma giacché non riuscivo ad entrare per benino nella storia mi son detta che ci provavo, ad ascoltare un brano. Libro nella sinistra, telefono nella destra, ho cercato “Shoot to Thrill, AC/DC, 1980. Con l’unico risultato di farmi rintronare il cervello. E mandare in tilt il cellulare che nei giorni a seguire, ogni volta che entravo in google, si sintonizzava sugli AC/DC in memoria-ricerca e mi pareva gridare “Aiuto Aiuto! Cos’è successo?!”
Queste le premesse. Ieri ho deciso che lo lasciavo a metà. Poi però: – Dai ancora qualche pagina veloce, son curiosa di vedere come finisce!
E lì s’è svolto tutto il nastro, fino alla fine. Ho visto l’incredibile possibilità di far arrivare questa voce ai miei figli e agli adolescenti tutti. La possibilità che la ascoltino perché parla direttamente a loro, bypassando il genitore. Che, appunto, resta fuori. Mi ha dato la sensazione fisica e precisa della persona esterna alla famiglia cui gli adolescenti si rivolgono e di cui ascoltano la voce. La persona che ha la possibilità di affiancarsi a loro e sostenerli, suggerire le parole giuste, importanti, indicare la via nel travaglio.
E mai come in questa storia, che parla al ragazzo dal suo interno, emerge un racconto attraverso cui l’adolescente è accompagnato a conoscere il ruolo e la possibilità del genitore. In un gioco di specchi. Senza moralismi, piaggerie, forzature da fotoromanzo.
La debolezza del genitore, la sua forza, l’umanità. L’Amore.
Urpa!
Ier sera naturalmente, buttavo lì a mio figlio: – Ho appena finito un libro bellissimo. Indovina chi l’ha scritto? Antonio Ferrara e Guido Sgardoli…
See you soon
*
Nemmeno un giorno, Antonio Ferrara e Guido Sgardoli, il castoro editore