Atlante degli abiti smessi: l’antidoto al metodo Konmari

Chi di noi ha letto il metodo Konmari dal libro “Il magico potere del riordino” potrà ora gioire dell’antidoto al metodo stesso: credo possibile che quando il Konmari si scriveva nel mondo, da qualche parte sull’altra riva dell’oceano si materializzava questo splendido libro, suo opposto naturale e graditissimo. NECESSARIO!

Mò, io “Il magico potere del riordino” l’ho letto. E ho pensato: questa è una pazza maniaca ossessiva patologica grave, che ha trovato modo di riordinare oltre se stessa. L’intero universo/mondo rimesso a nuovo attraverso suoi milioni di libri-appendice-manipolaNti altrettanti discepoli, che sistemando proprie case a lei altrimenti inaccessibili realizzano il suo desiderio più recondito: riordinare il mondo.

Anche, già che ero lì, qualcosa ho appreso dai suoi consigli, un po’ di riordino male non fa. Certo non m’ero accorta del clima di sofferenza asfittica che aveva creato dentro di me, fino a quando due giorni fa ho cominciato a leggere il libro di Elvira Seminara “Atlante degli abiti smessi” e già alla seconda pagina volevo scriverne la recensione, non resistevo! Ora sono solo a pag 52, ma l’intero mio armadio interiore si è svegliato vociferando forte e chiedendo spazio, pubblico di sala. Remissione dei peccati!

Una donna racconta alla figlia se stessa, ma prima ancora racconta i suoi abiti, che sono rimasti altrove e che affida alla figlia. La storia della donna viene raccontata tra un vestito e l’altro, come se le storie di abiti e persone avessero la stessa importanza, ma cosa dico: le storie dei vestiti sono così preziose e variegate che la storia della donna stessa sfuma, sullo sfondo. E questo lei vuole fare.  “Ti racconto ciò che di più bello sono e ho imparato e lo faccio attraverso la magia dei vestiti che ti dono.”

Ecco quindi che i mille abiti che la Konmari non ha degnato di un briciolo di considerazione cominciano a fluttuare e raccontare storie: la commozione di una piega, la spregiudicatezza di una frangia, l’ostinazione di un bottone e la fedeltà di un panciotto. Tasche che si sformano accogliendo e accompagnando, cappotti che si poggiano rigidi e alteri sulle spalle di vecchi cui non si sanno adattare. Vestiti da portinaie con trame di fili colori e sentimenti, pettegolezzi. Vestiti indispensabili per accompagnarti nel mondo “Di cui ne devi procurare certamente un po’, io non ne ho”. Vestiti da trattare con cura e delicatezza, vestiti da lasciar appesi in alto perché perdano rigidità e forma, si adattino un poco al mondo e alle persone. Vestiti comodi che volevano essere cuscini da divano… Che risate mi son fatta! Una scrittura così intrigante e fresca da lasciare a bocca aperta. Bellissimo Bellissimo!

Insomma che dire? Sono incantata dal ridondare di questo “inutile” di cui la Konmari avvrebbe riempito i famosi 40 sacconi. E’ un inutile così necessario nel riportare emozioni, colori, posto per ogni cosa, dignità per ogni piega, rispetto per ogni scucitura, storie antiche e storie nuove, tracce di percorsi fatti e da fare, che ne farei vendere due copie per ognuna de “Il magico potere del riordino”.

E’ come il ritornare del vento caldo in primavera, il vento che riporta una stagione nuova di sole e d’amore, di colori e di profumi. Solo quando torna ti ricordi quanto TUTTO ti era mancato. Anche il niente.

E’ tornata la luce, la primavera, l’abbondanza, la ricchezza, la strabordante carica di un “inutile” vociante come un carrozzone di clown itinerante, di cui non voglio più che il mio mondo rimanga senza. La sensualità della vita. I sensi in ogni fibra, anche fibra di vestito. La vita in ogni dove.

La Bellezza Salverà il Mondo

Konmari Ciaonè!

*

“Atlante degli abiti smessi”, Elvira Seminara, Einaudi

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